GIRADUUR TE VEGNI ADREE

ECCO I LAVORI DELLE CLASSI QUINTE!




Intervistiamo il maestro Magri e dalla sua testimonianza raccogliamo delle preziose informazioni.







EL GIRADÙUR




Riportiamo la testimonianza di un “forestiero” che ha conosciuto il mondo dei “giradùur” vescovatini e ne parla esprimendo tanta ammirazione per la loro intraprendenza.


Voglio testimoniare quale fu il sacrificio di coloro che incontravi sulle strade della Lombardia, onorandosi di essere cittadini di Vescovato, e che svolgevano con abilità il loro commercio, basato soprattutto sulle pelli di coniglio, allora molto richieste.


Verso gli anni trenta non passava giorno che al mattino, molto presto, non mancavi di sentire per le strade del paese un caratteristico richiamo, lanciato da un uomo, generalmente di mezza età, munito di bicicletta avente a penzoloni sul manubrio l’immancabile pelle di coniglio, e che gridava: “Ghè ‘i vescuadiin, dùni, stras, pèna vécia, cavéi….”. Disponeva di due capaci portapacchi, tenuti da gomme usate di bicicletta, sui quali portava abitualmente un paio di cassette con pezzi di sapone ed un sacchetto di liscivia. Aveva una bilancina a stadera, lucidissima, che manovrava con destrezza, addomesticandola a soddisfazione della cliente. Liscivia e sapone erano indispensabili nella casa perché allora non c’erano i detersivi sulfonati. Però il vescovatino non li vendeva per soldi, ma solitamente per cambio merci: pelli di coniglio appese al chiodo a seccare. Quando non c’erano pelli, la donna rovistava in ogni angolo della casa, in cantina o in soffitta, trovando sempre qualcosa da mettere nel capace sacco del “giradùur”.


In una certa stagione, poi, era tradizione che sul portapacchi sistemasse quattro assi ricolme di pere cotte: erano pere particolari, acquistate a quintali sul piacentino e che venivano cotte a Vescovato in speciali forni. Era un'arte anche la cottura , che lasciava un colore rossastro nell'interno mentre esternamente il frutto trasudava un liquido zuccherino che invogliava all'acquisto. " Pèer còot, pèri al bùro...; ghè 'l cudeghìin cul manech!!". E le donne quando sentivano il richiamo, solleticate dai ragazzini, si affrettavano a comprarle a venti centesimi l'una. Nei paesini andavano a ruba e quasi sempre servivano da companatico, anche se erano ricoperti da un sacco di iuta per ripararli in qualche modo dalla polvere sollevata lungo il percorso. Ma erano tanto dolci e buoni che l'igiene poteva tranquillamente andare a farsi benedire. Quello che stupiva era il fatto che alle sette del mattino, ovunque ti trovavi, vedevi una bicicletta con la classica pele di coniglio sul manubrio e non era difficile indovinare che veniva da Vescovato, anche se quel paese era lontano cento chilometri. Le gambe erano sempre buone, come la bicicletta: sempre una “Legnano”. Quando il vescovatino si spingeva in zone lontane ( un'ora di “aquila spaventata” ) era sempre sicuro di essere il primo e poteva sfoggiare tutta la sua abilità di imbonitore per convincere la massaia a vendere o barattare. Al tempo dei bozzoli il vescovatino faceva incetta degli scarti ( li falòpi ) e lo notavi con certi cassoni che occupavano mezza strada (che non era intasata di automezzi come oggi) oppure li depositava presso amici per andarli a recuperare più tardi con mezzi di fortuna perchè il costo non incidesse molto sul prodotto. Molto frugale era anche la spesa per il mangiare ed il pernottamento fuori casa. Vescovato era rinomata in tutta la penisola per loro merito e non sarebbe male se ci fosse una scultura che li ricordasse”.




( Fellini Giacinto – Piadena)


PUBBLICATO SUL GIORNALETTO “IL DIALOGO” DEL GIUGNO 1998






LA GENTE DI VESCOVATO




I vescuadìin de 'na vòolta




Oggi le frequenti migrazioni interne, i facili scambi sociali e soprattutto la TV, omologano gli originali modelli culturali delle varie comunità, ma nel passato erano ben evidenti i caratteri peculiari dei singoli paesi. Anche i centri abitati vicini, contigui, quasi fusi (come Vescovato e Ca' de' Stefani) mantenevano un diverso modello di condotta e se ne fregiavano, magari sfottendosi a vicenda.


Per quanto riguarda noi, la secolare attività mercantile dei vescovatini ha impresso nei loro comportamenti una spiccata abilità nei traffici sia stanziali che girovaghi.


Già il Grandi nel 1856 diceva degli abitanti di vescovato:


.."attendono, la più parte, al traffico sì delle nostrali che estere merci; ed in ciò sono così svegliati ed avveduti che per tale loro particolarità non si andrà errato l' asserire esser eglino distinti in fra tutti i cremonesi.Tutti negoziano; nulla manca perciò al borgo di quanto occorre al vitto, al bisogno comune ed anche al lusso".


Nei primi decenni del '900 il vescovatino assunse una sua caratteristica particolare,diffondendo il suo "marchio" anche in contrade lontane.


Fornito di robusta bicicletta con doppio portapacchi e di bilancia, parlantina sciolta e dialettica efficace (Vescovato era detto “el paèes de la rezòon”) batteva tutti i paesi del cremonese e delle province limitrofe, spingendosi anche nel Veneto e nel Piemonte.


Oggetto del suo commercio era la raccolta di tutti quei materiali che adesso vanno ad intasare le discariche. Il grido del Giradùur li elencava condendoli con lazzi e riferimenti maliziosi.


Cavéi, stràs, òs, còorda rùta,


cavedéla, sìira, fùnt de bùta,


bavéla, fèr rùt e pej de gàt,


Falòpi e dùni brṏti per nigùta”. (Gino Olzi)






L’abilità dei “vescovatini consisteva nel fare attenzione alle richieste del mercato per buttarsi alla raccolta delle merci più ricercate.


Singolare e particolarmente importante è stata la raccolta dei capelli negli anni antecedenti la prima guerra mondiale. A questo proposito riportiamo la seguente testimonianza:


La mattina del lunedì si vedono, a gruppi, più di 150 giovani infilare la bicicletta e volare per ogni dove. Frugano in tutti i paesi della provincia e fanno passare minutamente tutta la Lombardia, l' Emilia e il Veneto. Offrono trine, fazzoletti, immagini sacre, vanità femminili, a seconda del caso, pur che se ne raccolgano capelli. Il sabato e la domenica li vendono o a grossisti che si portano qui, o per via diretta a case industriali di Napoli o di Palermo...... Si raccolgono circa sette quintali di capelli per settimana....” (numero unico “VESCOVATO” - 2 nov. 1913)


Tanto si potrebbe dire ancora sull'intraprendendanza e sulla fantasia che connotarono la gente di Vescovato per una lunga teoria di anni. Purtroppo la tragedia mondiale dell'ultima guerra ha fiaccato anche lo spirito dei Vescovatini e di tutta la frenetica storia commerciale di un tempo rimane solo il ricordo lasciato dagli unltimi vecchi "giradùur".




MAESTRO MAGRI








La storia del nostro paese attraverso la testimonianza


del m°. Magri




Il primo ottobre del 1912 nella classe 1° di Vescovato


furono iscritti 42 alunni.


I genitori di quei bambini esercitavano le seguenti


professioni:


  • 10 giraduur

  • 9 contadini

  • 4 fornaciai ( mattoni)

  • 3 agricoltori

  • 2 falegnami

  • 2 carrettieri

  • 2 facchini

  • 2 muratori

  • 1 bigonciaio

  • 1 cameriere

  • 1 meccanico

  • 1 ramaio

  • 1 negoziante

  • 1 fabbro

  • 1 messo comunale

  • 1 ingegnere








          UN  PO'  DI  MATEMATICA...



                   Calcoliamo le percentuali



  • settore primario:


12/42 12:42= 0,2857 29/100 29%



  • settore secondario:


12/42 12:42= 0,2857 29%



  • settore terziario:


18/42 18:42=0,42 42/100 42%




Le nostre osservazioni



In passato i papa’ che lavoravano nel settore primario erano in

percentuale maggiore (29%) rispetto ai nostri (5%).

Nel settore terziario, le percentuali sono simili (42%in passato, 40% oggi)







OSSERVAZIONI MATEMATICHE



La pupulasioon dè Vescuaat



Al 31-12-1957



Maschi          2045



Femmine       2113



TOT              4158




AL 28-2-2015



Maschi          1937



Femmine       1993



    TOT           3930




Le nostre osservazioni :



4158 è maggiore di 3930



quindi in passato Vescovato era più popolato di oggi.




COSA PUO' ESSERE SUCCESSO?


  • Molte persone si sono trasferite per cercare lavoro in città o all’ estero ( Impariamo il canto “Mamma mia dammi 100 lire”, una popolarissima ballata sul tema dell’emigrazione della seconda metà dell’Ottocento )



  • Oggi nascono meno figli, invece nel passato le famiglie erano più numerose


  • Le campagne si sono spopolate perché i lavori agricoli sono svolti dalle macchine


  • Le famiglie erano più numerose, con una MEDIA di 6,6 figli per famiglia. Oggi , invece , la media nella nostra classe è di 2,05 figli per famiglia.



Ecco come abbiamo effettuato il calcolo:



3+2+2+2+3+2+1+3+3+2+1+1+2+2+2+2+2+2= 37


37: 18 = 2,055555 ( 5 periodico)



  • Al tempo dei nonni-bambini c'erano pochi soldi, ma venivano spesi bene, per acquistare l'indispensabile. Oggi invece utilizziamo il denaro anche per cose superflue.


  • L'attuale popolazione del nostro paese è formata non solo da “vescuadiin”, ma anche da molti immigrati ( meridionali e stranieri )






DATI STATISTICI E GEOGRAFIA


Calcoliamo l'attuale DENSITÀ DI


POPOLAZIONE,


cioè la media degli abitanti per ogni km2




POPOLAZIONE 3930  ab.

----------------------------= 225,344 ab/km2

SUPERFICIE 17,44   km 2